Non si conoscono che le cose che si addomesticano disse la volpe al piccolo principe. E io scrivo per addomesticare Lei.
Mi chiamo Annalisa, e ho 25 anni. Lei, la mia bestiolina, si chiama Amanda, e ha quasi due anni. Sono riuscita a darle un nome solo pochi mesi fa, in preda a una consapevolezza improvvisa. Il nome è identità e lei non poteva non averne uno. Amanda. Colei che deve essere amata. Amanda è la mia malattia, la mia debolezza e la mia forza. Amanda sa essere mille aghi nello stomaco e il mare a fine estate. Amanda brucia, morde, scotta. Amanda è piombo sui piedi per bloccarmi, e pattini per farmi andare più veloce. Amanda non uccide. Amanda è un vampiro che prende ogni giorno un po’ del mio sangue. Eppure stranamente mi riempie.
Amanda è il nome che ho dato alla mia malattia per renderla più accettabile. Amanda è il nome della mia colite ulcerosa. E’ arrivata un giorno qualsiasi, due anni fa, senza chiedere il permesso, per farmi fare i conti con l’idea della cronicità. Già, perchè Amanda è cronica. Cronica, dal greco khronikos, derivato da khronos, ‘tempo’. Amanda lotta tutti i giorni per farmi capire che posso ribellarmi quanto voglio ma lei resterà con me per tanto tempo. Che ormai il mio corpo è la sua casa, le mie vene le sue strade, che se le faccio spazio lei dormirà comoda sul colon, ed eviterà forse di infastidirmi.
L’ho odiata (e a tratti la odio), ho sperato che potesse andar via. Più la cacciavo più mordeva, più mordeva più sanguinavo. Ma Amanda c’è. E ci sarà. E passa le sue intere giornate a fare lo scivolo tra mente e corpo. Il giorno che non sarò sotto immunosoppressori, tatuerò il suo nome sul sigma. Amanda è parte di me. [su_pullquote align=”right”]E io non farò come il mio sistema immunitario che attacca sé stesso.[/su_pullquote]
Io non attaccherò me stessa. Io non attaccherò Amanda.
Annalisa, colite ulcerosa